Lo spazio oculare
La ricerca di una nuova forma di rappresentazione dello spazio che superasse la concezione quattrocentesca della prospettiva è stata avviata nell’Ottocento dall’Impressionismo. Lo spazio cubico mono-oculare teorizzato da Leon Battista Alberti è stato definitivamente superato con il Cubismo, ma non è ancora apparsa una sistematica soluzione più aderente alle sensazioni visive oculari, evidenziate ad esempio con la tecnica fotografica utilizzante l’ottica Fish-eye.
Questa ricerca si inserisce nell’attuale sforzo di molti artisti di fissare una concezione spaziale meno soggettiva ed arbitraria di quanto finora sia stato fatto, come contributo alla elaborazione di un sistema nuovo e trasmissibile di rappresentazione del mondo. La “novità” consiste nel rappresentare le linee come le percepisce il nostro occhio in virtù della sua sfericità, per cui anche le linee rette, se non passano esattamente dalla normale del nostro sguardo, l’occhio le vede gradualmente incurvarsi man mano che si allontanano dal punto di vista.
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